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“Bosconavigli”: il nuovo progetto di Boeri a Milano

fonte immagine:https://www.artribune.com/progettazione/architettura/2021/09/boeri-bosconavigli-milano/

L’ispirazione è venuta dalla tipica casa di corte lombarda, punto di partenza per riprendere la storia del territorio, adattandola alle innovazioni architettoniche che contraddistinguono l’attualità di Milano.

Bosconavigli, lo sviluppo residenziale disegnato da Stefano Boeri Architetti e Arassociati, ai quali si affianca la progettazione paesaggistica di AG&P greenscape, vuole partire dalle le radici dell’abitare per creare 90 appartamenti di corte attorno a un olmo secolare preesistente. Non più un “Bosco Verticale” ma orizzontale che si estenderà su una superficie da riqualificare di 8 mila metri quadrati. Il progetto potrà essere realizzato grazie a “Milano 5.0”, società che raggruppa un pool di sviluppatori e investitori milanesi, connetterà zona Tortona con i Navigli, riqualificherà via San Cristoforo e rappresenterà un tassello importante nella riforestazione di quel contesto urbano. «Dopo il successo nel mondo del Bosco Verticale il mio studio ha voluto proporre una sua versione che si sviluppa attorno ad una corte centrale e a un olmo centenario. Bosconavigli aggiunge alle facciate alberate la presenza delle piante su tutti i tetti, trasformati in terrazze verdi. Un nuovo ecosistema ad alta biodiversità sta nascendo lungo i Navigli, nel cuore della Milano più autentica» sono le parole dell’architetto Stefano Boeri.

Bosconavigli sarà circondato da un’area verde di 3 mila metri quadrati, saranno piantate circa 170 specie diverse di piante, e circa 8000 arbusti, questi renderanno Bosconavigli un baluardo di biodiversità e modificheranno colori e profili dell’edificio al mutare delle stagioni. Anche “in quota” il verde la farà da padrone ed occuperà circa mille metri quadri. Gli appartamenti saranno circa novanta e faranno parte di un unico corpo, racchiuso a corte e sviluppato tramite grandi gradonate che ospiteranno terrazze private e giardini pensili, dal fronte cittadino a nord verso sud, che progressivamente scende verso San Cristoforo, preservandone la visibilità e la bellezza. I fronti dell’edificio hanno un’altezza massima di undici piani, che digradano fino a tre piani. Le facciate, insieme alle coperture sono caratterizzate da un verde rigoglioso che le ricopre totalmente.

Particolare attenzione alle scelte progettuali sarà data per garantire la sostenibilità ambientale dell’edificio: fotovoltaico integrato con l’architettura, raccolta dell’acqua piovana per l’autosufficienza dell’irrigazione degli organismi vegetali, energia geotermica. Il disegno delle logge è studiato per rendere al meglio lo scambio di calore e luce naturale tra interni ed esterni. La novità del progetto è racchiusa dunque nel rapporto tra spazi interni ed esterni, e in particolare nell’inserimento di balconi, logge e terrazze caratterizzate da un verde rigoglioso pensato per filtrare le polveri sottili e abbattere l’inquinamento, riducendo il consumo energetico. Via San Cristoforo verrà riqualificata con l’aggiunta di un nuovo percorso ciclabile in continuità con quello del Naviglio Grande. Non mancherà il verde pubblico, mentre la riqualificazione dell’asse ferroviario tra gli ex Scali di Porta Genova e San Cristoforo prevede un parco pubblico costeggiante il Naviglio Grande.

«I canoni architettonici rappresentati in Bosconavigli sono l’esito di una ricerca ultradecennale che punta a riscrivere le caratteristiche tipologiche rilevanti della tradizione milanese guardando a un futuro fatto di edifici performanti e integrati nel tessuto urbano circostante» ha aggiunto Giovanni da Pozzo di Arassociati.


Incendio di Milano: chi risarcisce i danni agli inquilini?

fonte immagine:https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/21_agosto_29/milano-maxi-incendio-grattacielo-via-antonini-d699f5ba-08e3-11ec-92ce-f1aac6dc2317.shtml

Dopo il recente rogo del grattacielo di Milano si è inevitabilmente cominciato a dibattere dei pannelli di rivestimento dello stabile che sono “bruciati come cartone” (queste le parole usate dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano). È vero, infatti, che l’innesco del rogo è da accertare, ma sembrerebbe che la veloce propagazione delle fiamme sia legata al cappotto termico dell’edificio, il rivestimento esterno dell’edificio.

Il cappotto termico è un sistema di isolamento che si applica direttamente sulle facciate, all’esterno, si può, quindi, affermare che una volta installato, costituisca parte integrante dei muri perimetrali. I pannelli, data la loro configurazione e messa in opera, rientrano tra le parti condominiali.

I prodotti isolanti presenti in facciata secondo le linee guida antincendio relative alle facciate degli edifici civili, recepite dal D.M. del 25 gennaio 2019, devono possedere precisi requisiti di reazione al fuoco, ed è compito del progettista considerare anche il rischio che, in caso di incendio, parti di tali pannelli possano cadere compromettendo l’esodo e la sicurezza. La Torre dei Moro, però, è stata ultimata nel 2011, quindi prima dell’aggiornamento ed entrata in vigore della D.M., non vi è dubbio però che i rivestimenti “non dovevano bruciare così”, parole dei magistrati, ragion per cui non si può escludere che i materiali utilizzati fossero difettosi. Bisogna considerare però, come l’omessa realizzazione del cappotto termico in un condominio costituisca, per l’edificio, un grave difetto e, come tale, sia assoggettato alla tutela, ed i termini, indicati dall’articolo 1669 c.c. Ne consegue che il vizio deve essere denunciato entro un anno dalla sua scoperta, che deve avvenire entro dieci anni dall’ultimazione dell’opera (e purtroppo la Torre dei Mori di Milano è stata costruita tra il 2006 e il 2011 con la conseguenza che potrebbero essere già trascorsi i 10 anni dalla fine dei lavori). Si deve considerare, inoltre, la possibile responsabilità anche delle ditte che hanno fornito i materiali. A tale proposito si ricorda che, salvo il decorso dei termini di prescrizione, l’appaltatore si trova, rispetto ai materiali acquistati presso terzi e messi in opera in esecuzione del contratto, in una posizione analoga a quella dell’acquirente successivo nell’ipotesi della c.d. vendita a catena.

Solitamente i condomini decidono di stipulare una polizza globale fabbricato che è un’assicurazione a copertura della responsabilità civile derivante dalla proprietà dei partecipanti in un condominio, per danni cagionati da parti condominiali o private (o in condominio parziale), ma sempre inserite nell’edificio assicurato, a terzi o agli stessi condomini, sia per responsabilità oggettiva, sia per colpa.

Se l'edificio è assicurato per un valore inferiore al valore effettivo, l’indennizzo del bene danneggiato sarà, a prescindere da eventuali franchigie, ridotto proporzionalmente al difetto di valore (ma se l’incendio fosse cominciato da una parte comune o in conseguenza di una mancata manutenzione, allora le somme mancanti per risarcire i danni dovranno essere pagate dal condominio che è custode delle parti condominiali).

Se l’incendio, però, è scaturito da una singola unità immobiliare, il proprietario custode deve risarcire, oltre il condominio (se vi sono danni alle parti comuni), anche i proprietari delle unità danneggiate (una polizza personale potrebbe coprire tutti i danni, mentre le differenze potrebbero essere coperte dalla polizza del condominio).


“Fedeltà al tradimento”, la mostra su Carlo Aymonino alla Triennale di Milano.

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La mostra sarà aperta fino al 22 agosto 2021, nasce da un’idea di Livia e Silvia Aymonino. Il curatore Manuel Orazi attraverso progetti, schizzi, foto d’archivio ed interviste pone l’attenzione anche sull’uomo che c’era dietro il grande architetto Aymonino.

La mostra monografica su Aymonino (1926-2010) è ospitata presso la Triennale di Milano insieme a quella di altri due grandi designer Enzo Mari e Vico Magistretti, tuttavia la figura di Aymonino sembra passare spesso in secondo piano rispetto ai grandi del Novecento. Manuel Orazi tenta dunque di accendere nuovamente i riflettori su questo architetto viaggiando su due linee parallele: la vita privata e quella lavorativa.

Ne emerge una figura complessa che si dedica alla pittura così come alla politica, all’editoria così come all’insegnamento, come afferma lo stesso curatore Orazi: “Gli architetti, che lavorano all’incrocio di diverse discipline, sono inevitabilmente poliedrici e lo sono stati ancora di più nella seconda metà del ‘900. Aymonino non fa eccezione, ma ha un elemento di unicità, legato alle sue geografie biografiche e professionali.”

Aymonino è di Roma ma il suo operato si sposta allo IUAV di Venezia nel 1963, poi a Milano realizza tra il 1967 e il 1972 il complesso Monte Amiata al Quartiere Gallaratese, per poi spostarsi in tutta Italia superando le resistenze regionali dell’epoca. Il Gallatarese è il progetto più famoso ed anche il più importante di Aymonino se consideriamo le parole del curatore Orazi: “Un progetto come il Gallaratese di Milano è la traduzione costruita del confronto e scambio proficuo tra saperi, discipline e personalità diverse. Non si tratta solo del tradizionale affiancamento di teoria e prassi, ma della capacità di articolare in maniera organica riflessione storico-critica e teorica ed esperienza sul campo.”

Il titolo della mostra rende onore proprio a questa sua poliedricità e straordinaria capacità di destreggiarsi tra ambiti diversi tra loro, senza focalizzarsi in schemi prefissati ma distaccandosene di volta in volta come dei piccoli tradimenti.

Il soggetto principale dell’allestimento a cura di Federica Parolini sono i suoi disegni, in grande formato, che, come dei “pop-up”, saltano fuori dando vita agli schizzi del grande architetto, trasportando il visitatore in una onirica Wunderkammer. I caratteristici quadernetti rossi che utilizzava per disegnare, appuntare aneddoti aiutano a comprendere meglio la sua vita quotidiana. Il rapporto con le diverse città che lo hanno accolto viene narrato in senso cronologico Roma, Matera, Venezia, Milano, Pesaro. Ogni città ha contribuito ad influenzare l’architetto, in uno scambio reciproco fondamentale in periodi come quello del dopoguerra, periodo in cui egli si impegnò particolarmente nella ricostruzione delle periferie.

L’obiettivo della mostra è quello di portare la figura di Aymonino alla conoscenza dei “non addetti ai lavori”, di marcare l’attualità della sua personalità, e di superare quell’oblio, che a causa di oscillazioni di gusto, lo ha relegato in una posizione d’ombra.

Il Presidente della Triennale di Milano, Boeri ha dichiarato infatti: “Uno degli obiettivi di Triennale è restituire attraverso le proprie mostre e iniziative la grandezza di figure complesse della cultura italiana del progetto, portando all’attenzione nuove chiavi interpretative, superando facili etichette e inquadramenti, a volte anche contribuendo a riscoperte e riletture critiche inedite. Questa mostra offre l’opportunità per rivisitare non solo il profilo professionale del progettista, ma anche l’intreccio di vite e passioni dell’uomo. Aymonino è stato in grado di proporre un originale discorso sulla città: la ha studiata, discretizzata, scomposta. Quello di Aymonino, nei suoi progetti e nei suoi testi, è un invito a spostare lo sguardo, da orizzontale a verticale, come ben esemplificato dagli edifici del complesso del Monte Amiata nel quartiere Galleratese di Milano del 1967-1972”.


HUMAN TECHNOPOLE : nasce il nuovo palazzo della ricerca a Milano.

fonte immagine:https://www.humantechnopole.it/it/news-viewer?newsId=565411

Dieci piani di altezza, oltre 16.500 metri quadri esclusivamente dedicati a laboratori per la ricerca scientifica e 3.000 metri quadri di terrazze e coperture verdi: sono solo alcune delle caratteristiche del progetto del nuovo edificio di Human Technopole, l'istituto italiano di ricerca per le scienze della vita, situato a Milano nel cuore di MIND Milano Innovation District. L'edificio sarà la sede principale dei suoi laboratori scientifici e sarà al centro del Campus Human Technopole, cioè l’intera area del centro di ricerca, area in cui il nuovo edificio rappresenterà il nucleo centrale.

Lo studio di architettura Piuarch ha vinto il concorso internazionale di Human Technopole per l’ideazione dell’edificio sostenibile e del Campus di Fondazione Human Technopole e Arexpo. Lo studio milanese ha contribuito a numerosi grandi interventi di riqualificazione sul territorio milanese in aree quali: il Mecenate District e Porta Nuova. Per la realizzazione del progetto è atteso un investimento fino a 94,5 milioni di euro. Il Campus Human Technopole avrà una superficie di oltre 11.000 mq, all'interno della quale sono compresi anche i fabbricati attualmente già presenti, cioè Palazzo Italia, edificio iconico di Expo Milano 2015, il Padiglione Nord e il Padiglione Sud. Il progetto definisce come verranno sviluppate le zone di connessione, le pertinenze del nuovo building e i collegamenti con le aree esterne. Al suo interno sorgerà l'edificio che svilupperà una superficie complessiva di 35.000 metri quadrati e sarà alto, nel suo punto più elevato, 61 metri. Vi troveranno posto laboratori di biochimica e biologia molecolare, strumentazioni scientifiche d'avanguardia e fino a 800 postazioni di lavoro per ricercatori. Inoltre, saranno disponibili ampi spazi comuni, sale riunioni e aule per eventi e corsi di formazione. Il nuovo edificio sarà costituito da due volumi funzionali e flessibili, che si svilupperanno intorno al Common Ground. Questo sarà il punto focale da cui si genera l’intera costruzione. Uno spazio centrale che sarà il cuore dell’edificio sia per la sua collocazione che per la sua funzione. Sarà infatti centro di snodo delle attività attorno al quale si distribuiscono i laboratori e gli uffici in due diversi volumi funzionali e flessibili e sarà caratterizzato da un piano terra in parte aperto e in parte vetrato. I piani dal primo al nono saranno dedicati ai laboratori e agli uffici amministrativi. Mentre all’ultimo piano saranno ospitate zone ristoro, aule per attività formativa, sale riunioni di rappresentanza, uffici dirigenziali e le terrazze con diretto accesso alla copertura verde accessibile. Il tutto in un progetto integrato di edilizia sostenibile, che comprende: falde asimmetriche ed una sequenza di terrazze verdi ,un grande impianto fotovoltaico ed un sistema di copertura che permette un corretto controllo delle acque e contribuisce alla produzione di energia rinnovabile.

A collaborare con Piuarch saranno per il progetto Strutturale 3TI Italia, per quello impiantistico Seingim, per le infrastrutture J+S ed infine per il progetto urbano Archimi.


Due nuove scuole green per Milano.

fonte immagine:https://www.ilpost.it/2019/12/07/milano-cose-da-vedere/

I vincitori dei concorsi internazionali indetti dal Comune di Milano (ConcorriMi) per la realizzazione delle scuole di via Scialoia e di via Pizzigoni sono rispettivamente gli architetti Matteo Scagnol e Giuseppina Bellapadrona. Obiettivo dei bandi dedicati all’edilizia scolastica era di spingere i progettisti a proporre “edifici partecipati, concepiti e vissuti come spazi di relazione in qualsiasi momento della giornata, dei veri e propri civic center, come vorremmo fossero tutte le scuole di Milano.". "Gli obiettivi progettuali che vogliamo perseguire sono principalmente tre: le prestazioni tecnologiche, la riqualificazione del contesto e, soprattutto, la qualità funzionale degli spazi, che devono ricalcare il più possibile il nuovo approccio pedagogico, che vuole la scuola come luogo prima di tutto di vita. L’obiettivo ultimo è che questi interventi diventino modelli di riferimento anche per le future costruzioni.”, aveva affermato l'assessore all’Educazione Laura Galimberti. "Senza dimenticare le quotidiane criticità degli edifici scolastici esistenti, attraverso questi progetti di nuove scuole vogliamo sperimentare modelli innovativi, che possano essere d’esempio anche per le future costruzioni, che man mano dovranno andare a sostituire il vetusto patrimonio della città.”, aveva dichiarato Galimberti.

Con questo concorso non solo porteremo due scuole innovative ad Affori e Villapizzone, ma otterremo anche nuovi servizi e spazi verdi a disposizione di tutti gli abitanti dei due quartieri, creando quindi una rigenerazione urbana diffusa” aggiunse l’assessore all’Urbanistica e Verde Pierfrancesco Maran.

E' ormai noto da tempo, anche attraverso differenti studi svolti negli ultimi anni, quanto sia importante un rapporto tra un’architettura di qualità e una didattica vincente, un ambiente stimolante e consono alle attività didattiche contribuisce ad una migliore crescita personale ed emotiva dei ragazzi.

Stando alle premesse dei concorsi, i progetti vincitori prevedono: qualità funzionale degli spazi; prestazioni tecnologiche degli edifici; riqualificazione del contesto; presenza di ambienti innovativi per nuovi modelli didattici; sostenibilità ambientale.

Matteo Scagnol con lo studio MoDus si aggiudica il primo posto per la progettazione del plesso Scialoia, in prossimità del Parco Nord milanese, con la proposta di un’innovativa scuola parco comprendente Nido e Infanzia, Primaria e Secondaria di I grado. Nel progetto di Scagnol la composizione architettonica è originale. Con tanto verde, percorsi pedonali e pensiline che si trasformano all’occorrenza in spazi in cui trascorrere il tempo libero o sperimentare attività didattiche all’aperto. Gli edifici costituiscono un arcipelago di isole comunicanti, aventi ciascuno un tetto giardino, anch’esso utilizzabile per l’apprendimento o il gioco. L’intero complesso non appare come un organismo fine a se stesso, ma si apre al quartiere attraverso una pista ciclopedonale che collega auditorium, biblioteca, palestre. Infine, il modo in cui gli edifici sono posizionati riflette il percorso di crescita del bambino.

Vince invece il concorso per la Secondaria di I grado in Via Pizzigoni a Milano l’architetto Giuseppina Bellapadrona. La proposta prevede un piano terra che offre spazi di incontro, per favorire una socializzazione non solo sul piano scolastico, ma anche extra,sia all’interno sia all’esterno dell’edificio. E che ospita inoltre la mensa, l’auditorium, la biblioteca, la palestra, la sala professori e gli uffici. Al primo piano e secondo piano, aule e laboratori. Ogni livello ha un nodo centrale, luogo di aggregazione dal quale si diramano gli altri ambienti. Le aule, attraverso grandi vetrate guardano tutte verso il verde esterno.